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Progetto straordinario per il finanziamento
di posti da ricercatore a tempo indeterminato
per il riequilibrio della distribuzione dei punti organico
nelle tre fasce all’Università degli Studi di Ferrara


Premessa

Il primo convegno nazionale sul precariato nell’Università e nella Ricerca, tenutosi presso il rettorato dell’Università degli Studi di Ferrara gli scorsi 28 e 29 ottobre, ha permesso di rendere ufficiali i dati sui ricercatori precari che lavorano all’interno dell’ateneo di Ferrara e più in generale negli atenei italiani. All’Università di Ferrara, essi sono 439. La maggioranza di queste persone svolge mansioni di ricerca e di didattica di importanza e dignità pari a quelle normalmente svolte dal personale strutturato.
  • preso atto del fatto che la sostenibilità delle funzioni dell’ateneo non può fare a meno del contributo costante dei ricercatori precari;
  • considerato che la massiccia presenza di ricercatori precari negli atenei italiani altro non è che un sintomo del cattivo stato di salute dell’università;
  • considerato che il sostegno del Magnifico Rettore Patrizio Bianchi ha permesso lo svolgimento del primo convegno nazionale sul precariato nell’università e nella ricerca a Ferrara, ponendo l’ateneo sotto i riflettori dell’intera comunità scientifica italiana;
  • considerato che l’Università di Ferrara, in linea con quanto espresso dalla CRUI, ha in più occasioni fortemente criticato la legge Moratti, che porta alla scomparsa della figura del ricercatore e che mina l’autonomia delle università e della ricerca pubblica in Italia;

chiediamo che l’ateneo agisca tempestivamente in modo da:

  • proporsi come modello pilota anche nell’ambito del reclutamento delle proprie risorse umane, nel pieno svolgimento della propria autonomia così come garantito in costituzione (ART 33 comma 5) e così come espresso dal DL 165/2001;
  • inaugurare una fase di attivazione di posti da ricercatore a tempo indeterminato, legata alle reali necessità attuali e future dell’università e portata avanti nel rigore della qualità delle scelte, offrendo finalmente un quadro stabile e coerente ai quei ricercatori precari che per le funzioni svolte dovrebbero stabilmente appartenere all’ateneo;
  • trovare le risorse per il nuovo reclutamento, dando con i fatti un forte segnale di protesta alla legge Moratti appena varata, riaffermando l’indissolubilità del legame tra ricerca e didattica e l’importanza della figura del ricercatore a cui la ricerca è prevalentemente demandata.

Il coordinamento dei ricercatori precari dell’Università degli Studi di Ferrara propone quindi al Magnifico Rettore Patrizio Bianchi un progetto per il finanziamento di posti da ricercatore a tempo indeterminato e contratti di ricerca a tempo determinato di tipo subordinato all’Università degli Studi di Ferrara. Per permettere una programmazione a lungo termine dei possibili posti di ricercatore a tempo indeterminato, si richiede che per ogni settore scientifico-disciplinare dell’Ateneo si effettui un censimento dei professori fuori ruolo e di quelli che nell’arco dei prossimi 5 anni potrebbero rientrare nelle fasce di età pensionabile.


1. Creazione di posti da ricercatore a tempo indeterminato

Affinché all’ateneo di Ferrara sia possibile creare posti da ricercatore a tempo indeterminato, il coordinamento ritiene opportuno che vengano realizzati, totalmente o parzialmente, i seguenti presupposti:
  1. incentivazione dei pensionamenti dei professori fuori ruolo
  2. incentivazione dei pensionamenti con requisiti minimi
  3. riequilibrio della distribuzione del personale sulle tre fasce
Al fine di promuovere ulteriormente tale proposito il coordinamento auspica il reperimento di risorse mediante:
  1. utilizzo dei fondi di riequilibrio dell’ateneo
  2. ipoteca di beni di proprietà dell’ateneo
  3. utilizzo dei fondi ordinari ministeriali eccedenti
  4. utilizzo fondi di finanziamento esterno per la creazione di posti da ricercatore a tempo indeterminato su richiesta di un gruppo di ricerca
  5. istituzione ed utilizzo di “overhead” per le convenzioni
  6. utilizzo di risorse derivanti dal ridimensionamento delle competenze accessorie al personale docente
  7. utilizzo dei proventi derivati dagli spin-off accademici
1.1 Incentivazione dei pensionamenti dei professori fuori ruolo (allegato A)

La permanenza dei professori fuori ruolo (v. allegatoA) nell’Università rappresenta un’anomalia per il sistema universitario e per lo stato sociale di una nazione. La loro presenza infatti vincola una notevole quantità di denaro per il loro stipendio, pur non essendo più tenuti a garantire attività didattica e di ricerca, bloccando di fatto l’immissione in ruolo di ricercatori precari che con il loro lavoro garantiscono la continuità della ricerca e della didattica. Il coordinamento chiede di utilizzare completamente ed anticipatamente (considerati anche i tempi di avviamento ed espletamento di procedure di valutazione comparativa) le risorse liberate dall’uscita di ruolo ai fini esclusivi del reclutamento di ricercatori a tempo indeterminato, nello stesso settore scientifico disciplinare di appartenenza del professore fuori ruolo, se tale settore fosse in sofferenza didattica e/o di ricerca e comunque nella stessa facoltà di appartenenza.

1.2 Pensionamenti con requisiti minimi (allegato A)

Per quei settori scientifico- disciplinari nei quali vi sia un professore di prima o seconda fascia che abbia raggiunto l’età pensionabile con requisiti minimi, il coordinamento chiede di suggerire fortemente il pensionamento del professore medesimo a favore della realizzazione di uno o più posti da ricercatore a tempo indeterminato. Lo stipendio di tutti i docenti dell’università grava sul FFO, che viene calcolato ed erogato dal ministero anche in base al numero dei dottorandi e di parte dei ricercatori precari che lavorano presso l’ateneo: paradossalmente quindi, lo stipendio dei professori deriva anche dal lavoro dei ricercatori precari. In questo momento di grave emergenza, la decisione di andare in pensione dovrebbe essere percepita come un obbligo morale da parte di ogni soggetto che abbia raggiunto i requisiti per poterlo fare.

1.3 Riequilibrio della distribuzione del personale sulle tre fasce

Dato il difficile momento attraversato dal mondo accademico a livello nazionale e locale e data la insostituibile utilità del lavoro svolto dai ricercatori precari, il coordinamento auspica che l’università italiana e la nostra in particolare riconosca nella necessità primaria di rinnovare ed aumentare il proprio personale, la condizione sine qua non per la sua credibilità e per il suo prestigio. A tale scopo il coordinamento chiede di riequilibrare la distribuzione del personale sulle tre fasce, in accordo con la norma contenuta nella circolare n. 416 del 21.3.05 del MIUR, che prevede lo stesso numero di punti organico nelle tre diverse fasce. In questa ottica chiediamo che tutte le risorse disponibili nell’immediato e nei prossimi anni vengano utilizzate per la istituzione di nuovi posti da ricercatore fintanto che il riequilibrio del sistema, attualmente fortemente sbilanciato a sfavore dei ricercatori, sia stato completato.

1.4 Utilizzo dei fondi di riequilibrio dell’ateneo

Il Coordinamento richiede che il fondo di riequilibrio dell’Ateneo, costituito dalle quote derivanti dal pensionamento di personale docente strutturato (0,5 punti organico per un professore ordinario e 0,2 punti per un professore associato) sia destinato esclusivamente a un reclutamento di ricercatori a tempo indeterminato.

1.5 Utilizzo dei fondi ordinari ministeriali eccedenti

Eventuali fondi derivati dal FFO e non impiegati per il funzionamento ordinario dell’ateneo, dovrebbero essere destinati al reclutamento di ricercatori. La qualità e la quantità dei prodotti della ricerca dell’ateneo costituiscono un parametro significativo di valutazione dell’ateneo per la assegnazione dei fondi da parte del MIUR e i ricercatori precari sono tra gli artefici dei migliori prodotti della ricerca dei propri dipartimenti e/o istituti. E’ quindi essenziale per l’ateneo appropriarsi in modo stabile e duraturo di queste persone, per garantire ed implementare il livello della propria produzione scientifica.
Tra l’altro, l’impiego al minimo di personale non strutturato per la didattica e per la ricerca conferirebbe all’ateneo quelle caratteristiche necessarie per accedere a quei fondi straordinari ministeriali riservati agli atenei “virtuosi”.

1.6 Ipoteca di beni di proprietà dell’ateneo

Sulla base della previsione dei pensionamenti del personale strutturato da oggi ai prossimi dieci anni, l’ateneo potrebbe ottenere i fondi necessari ad anticipare l’assunzione di ricercatori a tempo indeterminato, ricorrendo alla stipula di ipoteche su beni di proprietà. Tali ipoteche (comprensive degli interessi) potranno essere estinte nello stesso arco di tempo, grazie ai budget liberati dai suddetti pensionamenti. Riteniamo che questo tipo di operazione potrebbe avere una notevole eco a livello mediatico, in quanto esemplificativa di un ateneo che sa gestire il proprio futuro in piena autonomia investendo nelle risorse umane utili per il proprio sviluppo e funzionamento.

1.7 Utilizzo fondi di finanziamento esterno per la creazione di posti da ricercatore a tempo indeterminato su richiesta di un gruppo di ricerca.

Gruppi di ricerca che ne avessero la possibilità potrebbero contribuire con propri fondi al finanziamento di posti da ricercatore a tempo indeterminato per un numero di massimo cinque anni, in attesa della disponibilità derivata da pensionamento. Tale proposta dovrebbe essere applicata esclusivamente per il reclutamento di ricercatori a tempo indeterminato e non per quello di altre tipologie di personale docente strutturato.
Nella figura seguente si illustrano le possibili soluzioni per la creazione di posti da ricercatore a tempo indeterminato.

1.8 Convenzioni

A carico dei soggetti pubblici o privati che stipulino convenzioni con l’università o con i suoi dipendenti, una quota aggiuntiva (in percentuale da definirsi) di ciascuna delle convenzioni suddette deve essere obbligatoriamente versata all’ateneo. Questa norma, da estendersi a tutti gli atenei del territorio nazionale, ricalca ciò che avviene negli Stati Uniti dove una percentuale superiore al 45%, aggiuntiva rispetto al finanziamento erogato per il progetto di ricerca, viene assegnata all’università cui il gruppo di ricerca afferisce. Gli attuali progetti europei già prevedono l’assegnazione di un overhead, calcolato come 20% del finanziamento ed erogato come quota aggiuntiva rispetto al finanziamento destinato al progetto di ricerca. L’intera quota degli overhead o una loro parte consistente dovrà essere destinata al reclutamento di ricercatori a tempo indeterminato. In una fase iniziale di applicazione locale di tale norma, l’università si troverebbe così a competere, oltre che sulla qualità della ricerca offerta, anche sulle tutele del lavoro, configurandosi come modello pilota nella applicazione delle raccomandazioni relative alla carta europea del ricercatore in materia.

1.9 Utilizzo dei proventi derivati dagli spin-off accademici

I proventi derivati dall’attività dagli spin-off accademici, nonché dei consorzi tra università ed enti pubblici per sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese high tech a livello nazionale, devono essere totalmente o in parte utilizzati per creare il budget temporaneo per il reclutamento di ricercatori a tempo indeterminato, in attesa della disponibilità derivata da pensionamento. In alternativa, tali fondi devono essere utilizzati per l’attivazione di contratti da ricercatore TD di tipo subordinato con trattamento economico pari a ricercatore confermato.

2. Realizzazione di contratti di ricerca a tempo determinato di tipo subordinato, con il trattamento economico di ricercatore confermato.

Il coordinamento, consapevole che non è possibile superare il tetto del 90% del FFO per la copertura degli stipendi del personale strutturato, richiede che l’eventuale surplus prodotto dal reperimento di risorse di cui sopra, debba essere utilizzato in modo esclusivo per la stipula di contratti di ricerca a tempo determinato di tipo subordinato, che prevedano un trattamento giuridico ed economico equiparabile a quello di un ricercatore confermato. E’inoltre auspicabile un intervento ministeriale per l’assegnazione, al ricercatore a tempo determinato, di un punteggio ai fini dell’FFO intermedio tra quello dell’assegnista e quello del ricercatore a tempo indeterminato.



(novembre 2005)